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      Come si potrebbe, tanto per venire a qualche caso pratico, far piangere a calde lagrime, siano poi d'ira o di pentimento non importa, quella signora C... (e qui nominò una famosissima beltà perfida, della quale noi dobbiamo tacere il cognome) che fu vista a ridere in palchetto il dì dopo che il suo adoratore erasi abbruciato il cervello per lei; e ballar tutta notte al veglione con un ulano, il quale sparlava poi animalescamente di tutte le nostre donne, facendo un sol fascio delle Messaline e delle Lucrezie? E non converrebbe una lezione tremenda a quella contessina che rubò il fidanzato alla figliuola dell'avvocato B... e fu causa che si sciogliesse un matrimonio, quasi pervenuto alla presenza dell'altare, non per altra ragione che perchè quell'innocente ragazza aveva meritate le lodi del suo cavalier servente? La legge non arriva e non può arrivare sin qui, ma nel tempo stesso è duro che certe colpe speciali non debbano aver pene speciali e proporzionate. Queste donne io vorrei che si potessero condannare a un perpetuo disonore, ma a un disonor fisico e materiale, non ideale; ci vuol altro. Io, per esempio, le metterei in compagnia di questi gnomi ributtanti e furibondi, farei chiudere le porte, e buona notte. Non capisco, come nell'Inferno di Dante, che, sebbene ignorante, ho voluto leggere per averne un'idea, non siasi immaginata una pena consimile per tormentare sino alla disperazione l'orgoglio e la crudeltà di tali scelleratissime carogne.
      Questa strana idea il Bichinkommer la mise fuori così per passatempo e senza credere che si potesse in nessun modo attuare; ma il barone Bontempo:


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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