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      Credo bene ch'ella vi sia nota. Fu per aspettar lei che vi ho fatto attendere quarantott'ore in questa casa. Non credo però che vi possiate lamentare. Ora vi annunzio che domani potrete far ritorno alle vostre case, e intanto vi prego ad accettare una cena. Ho anche pensato a non lasciarvi sole; ma siccome nè io nè questi miei amici non siamo abbastanza degni di voi, così, come vedete, ho fatto ricerca dappertutto per mettervi in mezzo ad una schiera d'uomini rari e sperati come ova di Pasqua. Ciò che determina l'alto prezzo delle cose, più che la bontà e la bellezza, è la rarità. Tutto quello adunque che si è potuto fare per voi, s'è fatto con amore e con coscienza, e mi lusingo che ci sarete grate. Questi signori, che per renderli sempre più degni delle vostre signorie ho fatto vestire in costumi di re, di duchi, di baroni, spero sapranno rendersi amabili al vostro gusto squisito; e tanto più quando si saran diguazzati come anitre nel fumoso liquore spremuto da' miei vigneti, e quando sentiranno gli effetti di un certo ingrediente gentile, che è tratto da quell'insetto che i naturalisti iscrissero nell'elenco dei Coleotteri, ed appartiene alla famiglia degli epispastici. Or vi lascio alle gioje che vi ho preparate, e la fortuna vi sia propizia.
      Quando il barone ebbe ciò detto, un servo gallonato spalancò una porta, da cui trapelava un gran chiarore; vi si fermò, e disse ad alta voce: In tavola, signori.
     
     
      XXIX
     
      Il precetto di Orazio - Nec pueros coram populo Medea trucidet, ci comanda di calar il sipario e d'impedire che l'occhio del pubblico penetri ad assistere all'orrenda cena che i compagnoni della Teppa imbandirono alle colpevoli dame che fecero parlar troppo di sè nell'anno 1820, e delle quali non vogliamo che oggidì si sospetti nemmanco il nome.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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