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      Parigi venera l'intelligenza da qualunque parte venga, comunque si presenti; già s'intende, quando esca dalle mediocri proporzioni, e quando la sua virtù non stia soltanto nella forma, ma nella sostanza.
      Heine, scacciato da Berlino, povero ed ammalato ricovera a Parigi; e qui è provveduto di quattro mila lire all'anno, malgrado che nella Lutezia egli sfoghi la sua gratitudine dicendo tutto il male possibile de' parigini. - Un'altra nazione non l'avrebbe tollerato.
      Mentre un critico in Sicilia ostentava, or non son molti anni, di appena conoscere Manzoni; mentre il napoletano Emiliani-Giudici lo insultava obbliquamente in un libro che ebbe spaccio in Italia; e il toscano Ranalli lo copriva d'ingiurie; a Parigi Artaud l'aveva già chiamato il primo de' poeti viventi; Chateaubriand l'aveva dichiarato più grande di Scott; Dumas diceva che da Davide a lui non aveva mai trovato inspirazione lirica più potente della sua. «Apprendete, o Italiani, a rispettare gl'ingegni», tuonava Foscolo mezzo secolo fa, e mezzo secolo dopo si è ancora condannati a dire che a Parigi trova ricovero e giustizia chi è svillaneggiato o maltrattato in casa propria. - Nè giova che altri c'interrompa mettendo innanzi il pretesto delle credenze, delle scuole, delle fazioni. - Questo pretesto sarebbe una colpa di più; e quando pure non fosse, il vero merito copre e scuole e sêtte, ed una nazione deve rispettare sempre il merito dell'ingegno e della virtù, in qualunque fede ei versi. Nelle tre giornate di luglio gli studenti della Politecnica portarono sulle braccia in trionfo Chateaubriand, che pure aveva parlato contro di loro.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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