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      Lasciata Firenze per certi miei affari, e passato a Napoli, qui la mia avversa fortuna mi diede a conoscere una giovinetta; infelicissima quando io la conobbi, perchè ciò avvenne nel punto che il fidanzato l'aveva abbandonata. È il mio destino di non interessarmi che agli infelici. Questa fanciulla, dopo qualche tempo, mi fece capire che, per trovar pace, ella riponeva ogni sua speranza in me. Bellissima qual'era e d'indole straordinaria e di cuore ardentissimo, mi mise addosso un sì terribile incendio, che allora per la prima volta compresi l'antica sapienza, la quale inventò la formola della camicia di Nesso che arse ed esulcerò le membra del fortissimo Ercole. Tutto l'entusiasmo che può suscitare l'amore, lo provai a quel tempo. Credetti di avere finalmente raggiunto un lato della possibile felicità.
      «Ma fu per poco; e quella felicità, cotanto acuta, sembra che la nemica fortuna abbia voluto farmela assaggiare compiutamente, perchè mi dovessero poi riuscire più terribili le amarezze del disinganno. Assentatomi da Napoli per poco tempo, quando ci tornai, tutto era cangiato. Quella fanciulla erasi lasciata cogliere dalle insidie di un altro, che pure l'abbandonò prestissimo; e fu sì procelloso il travolgimento, che quando ella mi rivide ne fu atterrita, e non ebbe nemmeno le forze di dissimulare un istante. Io mi trovai così posposto ad uno scalzacane mentitore, che a lei si era annunziato addirittura come sposo, e ai parenti di lei come milionario, senza voler far l'una cosa ned esser l'altra.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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