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      Allorchè disotto alle aquile tedesche, in un baleno atterrate e sparite quasi per virtù d'incanto, si vide balzar fuori l'alato leone di bronzo che non s'era osato distruggere; e sulle antenne, a un punto rovesciate e svestite dalla bandiera non nostra, e a un punto rialzate, sventolò il vessillo del vetusto San Marco, e tutte le campane delle chiese di questa tanto storica Vinegia risposero in giocondo e vasto concento ai più profondi rintocchi del campanone maggiore, che prima aveva comunicato ai venti la novella inaspettata; e sulla piazza un popolo fittissimo si vide inginocchiato innanzi alla metropolitana, perchè nell'avvenimento straordinario, forse gli parea vedere il Dio degli eserciti; in presenza di questo continuo prodigio, credetelo a me, l'entusiasmo, il delirio non poteva più aver misura; ed oggi, pensandovi nell'aspettazione in cui siamo dell'estrema sventura, il sangue si gonfia nel cuore, e la memoria ha bisogno di velarsi un tratto, perchè il giudizio riprenda la sua calma.
     
     
      V
     
      Il Baroggi a queste parole s'interruppe; e, dopo un breve silenzio, continuò:
      - Da quel giorno gli errori si accumularono agli errori. Ma tutti i governi d'Italia ne commisero. A Milano si lasciarono in ingiusta dimenticanza gli uomini che, per la vastità della mente, più eran fatti per governare la cosa pubblica. Il popolo sapiente ebbe colà dei capi incompleti. Quando, nell'aprile da Venezia passai a Milano, la piaga pubblica era già per incancrenirsi là. - A Firenze invece un popolo troppo simile alla garrula e volubile Atene, non volle aver fiducia nel fortissimo ingegno di Guerrazzi.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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