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      Quasi dappertutto la scienza va innanzi beneficando; là invece si affatica a' danni dell'umanità.
     
     
      VI
     
      «Agli indirizzi, proseguiva, che l'anno scorso i più generosi Italiani, pur nell'impeto del combattimento e nell'odio implacabile del dominio austriaco inviarono a tutti gli Stati di quella nazione a proposta di fratellanza; la patria di Schiller, il poeta più innamorato dell'umanità, lasciò cadere indifferente quelle parole d'invito, e si chiuse sospettosa in sè stessa. Il canto di Manzoni dedicato a Koerner, il Tirteo della Germania, non trovò un eco in mezzo ai cuori fatti muti dalla passione e dall'egoismo.
      «Il nostro popolo, che ha sentito a parlare della Germania come dell'officina più operosa della scienza e del centro più fitto d'instancabili cercatori del vero, domanda come un sì tristo frutto abbia potuto uscire da così faticose preparazioni.
      «Questa domanda del popolo incolto rivela che, nella sua intuizione spontanea, ha compreso ciò che gli uomini dotti non seppero scorgere nell'abbagliata ammirazione per una scienza che, nelle sue intemperanze e nelle sue improbe elucubrazioni, ha smarrito il senso retto, ed è rimasta senza viscere.
      «In Germania è la così detta filosofia quella che governa e impiglia la politica. Filosofia e politica si abbracciano colà e si compenetrano. Guai se la prima si contorce nell'indeterminato e nel falso! la politica ne risente il contagio, e il senso giusto e pratico della vita si adultera e si smarrisce.
      «Hegel, il Maometto della Germania, le comunicò un sentimento così entusiasta per sè stessa, un'idea così orgogliosa della sua missione nel mondo, che tutte le altre nazioni, specialmente quelle del mezzodì, debbono parere agli occhi di lei come nazioni diseredate e decadute, e perciò indegne di risorgere a rifare una grandezza che comprometterebbe il nuovissimo genio del Nord, al quale, secondo le enfatiche parole del suo falso profeta, è assegnato l'incarico nientemeno che di rifare Iddio.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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