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      Erano in quella sala molte e belle scrivanie disposte in cinque lunghe file, con sedili divisi in parti eguali, di cui ciascuna costituiva un posto. Uno di questi fu assegnato a me; ed io vi sedetti, guardato curiosamente da circa diciotto ragazzi, che io guardavo con eguale curiosità.
      E qui sospenderemo per un poco il racconto, a fine di dare un'occhiata all'interno ordinamento del Collegio, come era nell'anno 1818, quando divenni uno de' suoi convittori.
      A quei giorni il R. Collegio contava un centinaio di alunni dai sette ai quindici anni, divisi in cinque camerate di circa venti ciascuna, ordinati secondo l'età e la statura, per servire alla vista, piuttosto che alla classe degli studi.
      Ciascuna camerata formava un tutto separato, avendo un prefetto, una sala da studio, un piazzale da giuoco ed un dormitorio suoi propri. Solamente in chiesa ed in refettorio tutta la comunità si trovava insieme, ma senza mescolarsi, standosi ogni camerata da sé. Il Collegio era sotto la direzione dei RR. PP. Somaschi, uno degli ordini religiosi dedicati per la loro regola all'educazione della gioventù, ed era governato da questa gerarchia: un Padre Rettore, potere sovrano senza sindacato e senza appello, Tzar e Papa ad un tempo; un P. Vicerettore, luogotenente del primo in caso di assenza o di malattia; un P. Ministro, il vero potere esecutivo, presente in ogni luogo ed in ogni affare; finalmente i prefetti. Un prefetto era posto a capo d'ogni camerata, che non lasciava mai né giorno né notte.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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