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      L'idea di tanta felicità l'avevo accarezzata per un lungo mese, ed era in me addivenuta ormai certezza. Oh poveri miei sogni! Già mi ero immaginato che cosa mi avrebbe detto il re tutto grazioso, le sue domande e le mie risposte, l'atteggiamento e lo sguardo che avrei usato. Andavo naturalmente fantasticando che il re volesse informarsi del mio ingegno e della mia condotta; ed allora, perché non mi avrebbe preso per uno de' suoi paggi? Oh, quei paggi con la chioma lunga ed inanellata, con la corta cappa di velluto, come appunto li avevo veduti nei quadri e negli affreschi della chiesa del collegio, erano per me un vero articolo di fede. Fatto paggio, che cosa mi avrebbe impedito di addivenire autorevolissimo ed onnipotente in corte? Tanti esempi io avevo sentito raccontare! Allora i tiranni avranno da pensare ai casi loro! Anastasio e i suoi compagni pagheranno in carcere le pene dei loro misfatti. Ma non sarà meglio cacciarli in bando per non vederne mai più la faccia: l'esilio sarà punizione bastante. Alfredo comanderà un reggimento di quei belli ed alti soldati a cavallo che tanto gli piacciono per i loro rossi shakos ed i bianchi pennacchi. Insomma, avevo disposto dentro di me a modo e a verso ogni cosa ed ecco che mi tocca un bel niente; niente, eccetto un amaro disinganno! Tutte le mie speranze erano troncate sul nascere, e con esse rovinava il mio avvenire.
      Gli altri convittori eletti erano due figliuoli di un grande di Spagna, il figliuolo di un generale piemontese e l'erede di un ricco colono dell'isola di Cuba, tutta gente assai ragguardevole per grado e per fortuna, ma di cui poteva dirsi a ragione, per usare una frase inglese, che non era tale da dar fuoco al Tamigi.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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