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      A petto ad essi il principe era davvero una celebrità! Al merito reale nessun posto era stato serbato, nessuno! Quella scelta però potrà sembrare ai lettori assai meno strana che allora paresse a me. I padri Somaschi, che dirigevano il collegio ed erano soprattutto gli umili servitori dei poteri costituiti, sapevano molto bene che da loro si desideravano non già importuni ragionatori, ma docili cittadini. Per questo, sebbene andassero superbi di quegli alunni che si distinguevano per ingegno, si guardavano però di mostrarli a Corte, agli occhi della quale l'ingegno era la peggiore delle raccomandazioni, come era la migliore un titolo ed alcuni milioni. A quel tempo, specialmente le idee progressive facevano paura agli uomini di potere, che attribuivano ad esse le rivoluzioni di Napoli e del Piemonte. Perciò avevan pensato che fosse ormai tempo di farla finita. E come primo saggio, fu ordinata la chiusura dell'Università di Torino e di Genova, e il programma della pubblica istruzione, compilato da Francesco I, imperatore d'Austria, si faceva prestamente strada in Piemonte. Per risposta ad un programma di pubblica istruzione presentatogli a Milano da un distinto professore, Sua Maestà Imperiale aveva risposto laconicamente: "Troppo! Troppo! Se i miei sudditi imparano a leggere e a scrivere, me n'è d'avanzo".
      Tornando al racconto, io celavo il profondo rancore fingendo allegrezza, satireggiando tutto il giorno con i frizzi più pungenti la famosa deputazione delle oche, come la chiamavo io.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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