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      Aveva messo il piede in un terreno pericoloso.
      Ah già! Quel povero secondo premiorisposi io "vi ha dato al cervello. Eppure voi ne andate debitore a un sonetto del Frugoni che sciupaste nel copiarlo".
      Questa è una calunnia!
      gridò il principe facendosi di fuoco.
      Potrei mostrarvelo sul librodiss'io "se volessi; ma non lo faccio. Vedremo, nonostante, se troverò il modo di guarirvi delle vostre pretese della poesia".
      Il campanello del riposo venne a metter termine a quel violento alterco, e ognuno si avviò alla sua camera.
     
     
     
      CAPITOLO IV
     
     
      Profondi piani. Un maestro ridicolo
     
     
      Con quelle poche parole, che ferirono così sul vivo il principe, io intendevo piuttosto di amareggiarne la gioia che di provocare una lotta. Volle però la fortuna che ne derivasse anche questa; e a me non dispiacque non fosse altro perché la piega della lite mi aveva suggerita un'idea capitale.
      Era cosa molto comune tra collegiali sfidarsi in presenza del maestro a una prova in qualche genere di componimento in prosa o in verso. Chi vinceva era premiato con tanti punti di merito, rappresentati da grandi virgole, che si apponevano al suo nome; e poiché quei punti avevano un valore convenzionale, così rappresentavano la somma dello studio e della diligenza mostrati da ciascuno nei diversi lavori giornalieri. A fin d'anno chi avesse riportato un maggior numero di punti, aveva il diritto a determinati premi. Il custode poi del prezioso volume, nel quale per ordine dei maestri si notavano quei punti, era tenuto in grande onore e si chiamava il Decurione.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





Frugoni Decurione