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      Mezz'ora dopo, appena incominciata la lezione, colto il momento opportuno, mi alzai, e rivolto al maestro: "Se me lo permette" dissi "avrei da proporre una provoca".
      Eh già, il signor Lorenzo
      osservò il Lanzi, sorridendo e togliendosi gli occhiali "è sempre pieno d'ardore. Fate come meglio vi piace. Chi intendete di provocare?".
      Il secondo premio, il principe!
      esclamai.
      Tal nome fece sparire il sorriso dalle labbra del maestro e dette al suo volto l'aria di un certo imbarazzo, che può essere spiegato con quello che ora dirò. Il principe era in modo tutto particolare raccomandato al Lanzi dalla sua ricca e potente famiglia, della quale il dotto maestro spesso era un commensale molto gradito. Il buono e facile uomo aveva le sue piccole debolezze ed amava di star bene con tali amici. Perciò, con l'intenzione evidentissima di mettermi un po' di paura, e così risparmiare un'umiliazione al suo protetto, soggiunse, dopo una breve pausa e in tono tra carezzevole e minaccioso: "Badate bene, Lorenzo, voi gettate il guanto a un potente avversario: pensateci!".
      Est Deus in nobis, agitante calescimus illo
      (È dentro di noi un Dio: agitati da lui c'infiammiamo) risposi io. La citazione classica richiamò il sorriso sulle labbra del signor Lanzi, e me la dette vinta.
      Se però il principe non ha nulla da opporredisse il brav'uomo.
      Il principe non può aver nulla da opporreprestamente ripresi io; "perché, non più tardi di ieri, disse a chiunque volle sentirlo che egli non aveva nessuna paura di me".
      E lo ripeto ancora


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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