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      Allora parlava poco, sorrideva di rado, era molto parco di lodi, che temperava sempre con qualche leggero rimprovero, e in tutta la sua persona appariva un non so che di severità studiata, e direi quasi di asprezza nelle maniere. Ma quella ruvida scorza celava una squisita sensibilità, che noi più di una volta avevamo scoperta. Al letto di un giovane malato si manifestava, e si mostrava l'uomo quale era naturalmente, mettendo in vista tutti i tesori della sua gentile bontà. Oh, quante cure! Qual tenera ansietà; che dolce sollecitudine! Si rifaceva fin anche bambino per chiamare un sorriso sulle labbra del fanciullo malato. Con quanta affezione lo assisteva, gli faceva le nottate, lo consolava e ne appagava tutte le vogliuzze ed i capricci!
      Era uno spettacolo commovente vedere il buon vecchio nel giorno della Comunione. Il suo volto era raggiante, spargeva lacrime di tenerezza pregando per gli amati fanciulli, da lui creduti in istato di grazia. Questi sfoghi di sensibilità, che lasciavano intravvedere il profondo del suo cuore, non sfuggivano al nostro acuto spirito di osservazione, e mescolavano alla reverenza che gli portavamo il più tenero sentimento di un amore quasi filiale.
      Tale era l'uomo innanzi a cui stavo per comparire. Mi tremava la mano, mentre picchiavo le due volte, come era di regola, alla sua porta. Un "Entrate" asciutto mi fu risposto dal di dentro, ed io entrai.
     
     
     
      CAPITOLO VII
     
     
      Per opera di un compagno di prigione, da un'estrema
      disperazione mi sollevo alle più balde speranze


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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