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      Io non vi tengo punto né per un codardo né per una spia. Se fin qui non vi ho mostrato maggior confidenza, non fu per mancanza di volontà, ma perché c'erano anche gli altri. Ditemi soltanto che io posso fidarmi, e vi crederò sulla parola
      .
      Se potete!
      rispose il principe; "sapete voi a qual fine mi son fatto chiudere in prigione?".
      Vi siete fatto chiudere?
      .
      Sì, da me stesso, a bella posta, senza alcuna provocazione. Volete sapere il perché? Per aver modo di aprirvi tutto il mio cuore, per guadagnarmi la vostra fiducia e per provarvi che ne sono meritevole
      .
      Lo stupore, la commozione, l'ammirazione mi resero nuovamente muto.
      E sentitecontinuò il mio interlocutore "se domani vengono a cavarmi di prigione senza che facciano lo stesso anche a voi, vedrete s'io non rifiuto di muovermi di qui, anche se ci dovessi morire".
      I cospiratori di collegio sono di animo facile, e in quella età beata di franchezza e di entusiasmo nessuno si mette in guardia da tranelli e da insidie, che sarebbero segno di una bassa e perversa natura, non possibile neanche a sospettarsi.
      Solo più tardi, ahimè! nella vita reale s'impara a diffidare dei compagni di prigione non conosciuti, che possono esser lì per ispirare confidenza, fingendo le stesse pene e gli stessi pericoli, e poi cogliere qualche momento di sfogo per mandare un disgraziato al patibolo. La civiltà non aveva fatto nel nostro collegio così grandi passi e gl'istigatori segreti con le domande suggestive, i finti compagni di pena, i confidenti di prigione e simili altre bellissime invenzioni della moderna arte di governare, erano cose e vocaboli per noi egualmente ignoti.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471