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      Alfredo, poi, e Federigo mi ricevettero con le lacrime agli occhi, e facendomi segno di una venerazione che non giungevo a comprendere. Avendo creduto che la mia scomparsa fosse stata l'effetto della scoperta dei nostri disegni, ero ai loro occhi né più né meno che un martire della libertà. Io li disingannai in poche parole, e dissi loro di stare pronti di momento in momento; ma per più chiare spiegazioni, li rimandavo all'ora della ricreazione dopo pranzo.
      In quell'ora Alfredo, il principe ed io ci riunimmo a consiglio, e di pieno accordo fissammo la mattina seguente per l'azione. Fu anche stabilito che a ciascuno dei cospiratori dovessero essere regalate a colazione le più scelte ghiottonerie che la città potesse dare: per questa patriottica spesa mettemmo a contributo i nostri risparmi. La gola di Anastasio sarebbe stata, senza dubbio, stimolata dalla vista di quei buoni bocconi, dei quali avrebbe naturalmente presa per sé una porzione. Qui l'opposizione doveva cominciare. Quello fra i cospiratori, a cui prima Anastasio si fosse rivolto, doveva protestare e resistere fino all'ultimo. Tutti dovevano obbligarsi con giuramento a fare lo stesso Questo contegno non avrebbe potuto essere di alcun pericolo a colui al quale fosse prima toccata la sorte, poiché il principe, Alfredo ed io gli saremmo stati vicini e subito ci saremmo posti di mezzo. Soprattutto ci voleva calma, e non fare una dimostrazione fuori di tempo. I congiurati dovevano attendere un mio cenno per iscoprirsi e se fosse stato necessario, fare uso della forza, gridando: Giù il tiranno!


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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