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      Il diavolo della vanagloria, che si era tosto impossessato di me, non doveva farla a lungo da petulante.
      In una faccenda di gran momento per me, cioè quella del mio modo di vestire, la molta opinione che avevo di me stesso ebbe a ricevere uno scacco inaspettato. Avevo fatto domanda di due abiti interi, e credevo che sarei stato lodato della mia moderazione. Tutto al contrario. Mio padre fece una certa smorfia, che significava ben altro che approvazione, ed osservò seccamente che i capi di vestiario erano molto cari, e che due mezzi abiti erano anche troppi per me. Che bisogno c'era di due abiti interi, quando un anno dopo mi sarebbero sfuggiti? Un abito nero per le feste, quando fosse bel tempo, era tutto il mio bisogno. Per tutti i giorni poi, la mia divisa di collegio, quando fosse per benino ridotta, sarebbe adattissima. Ne rimasi estremamente mortificato. A taluni de' miei condiscepoli era stato promesso un orologio d'oro; a qualcuno perfino un cavallo, un cavallo proprio di ciccia, per una decima parte degli onori che io avevo ottenuti, ed a me erano negati due miseri abiti! Poteva esserci qualche regalo che paresse troppo per chi aveva guadagnato "il più alto premio della intera distribuzione?". E se avessi pensato di chiedere un mantello di porpora e di ermellino, chi avrebbe potuto dirmi che io non ne avevo il diritto?
      Mia madre non mancò d'interporsi in mio favore per il mio sorprendente successo: "Basta, basta", replicò mio padre un po' spazientito "ognuno dei suoi fratelli ha fatto lo stesso". Andate ora a conquistar il mondo per sentirvi poi dire che innanzi a voi ci furono Alessandro e Cesare!


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





Alessandro Cesare