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      Alfredo, che era assai lontano dal mio entusiasmo, rimase sulle prime sbalordito; ma, siccome rifuggiva dall'idea di separarsi per sempre da me, rispose che, se veramente mi risolvevo a quel passo, mi avrebbe anch'egli seguito.
      A mezzanotte, quando dalla mia camera sentii la campana di S. Barnaba sonare a mattutino, mi alzai a pregare, e dopo qualche tempo mi svegliai con la testa appoggiata ad una sedia, e tutto quanto intirizzito dal freddo.
      Parendomi che la mia vocazione fosse sufficientemente determinata, per esserne più certo andai il giorno dopo a conferire col mio confessore, e gli esposi minutamente come e quando era sorto in me il pensiero della vita religiosa, e per quali circostanze si era corroborato ed aveva preso il carattere di una vera vocazione. Il prete mi confortò a perseverare e mi soggiunse che, fuori del chiostro, l'eterna salvazione era appena appena possibile in mezzo a tanti pericoli e tentazioni del mondo: "Voi siete ora troppo giovane per fare i voti, ma non così per prepararvici. Cimentate la sincerità della vostra vocazione con diverse prove, imponetevi ogni giorno qualche volontaria privazione per mortificare la carne, e sopratutto vi raccomando la preghiera".
      Io ne rimasi soddisfattissimo, e fin da quel giorno mi considerai come destinato al chiostro. Mortificavo la carne mangiando il meno possibile, astenendomi da tutto quello che mi stuzzicasse la gola, specialmente dalle frutta, di cui ero ghiottissimo. Sentivo quante più messe potevo e regolarmente m'alzavo a mezzanotte per pregare.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





S. Barnaba