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      Questo dubbio mi disturbava e mi rendeva un po' nervoso: "Age quod agis" mi disse lo zio, accortosi del mio imbarazzo; parole che, tradotte un po' liberamente, volevano dire: "Pensate soltanto a mangiare, gli affari verranno alle frutta". Era di buon umore e chiacchierava assai, e il desinare procedeva a meraviglia. A suo tempo furono portate le frutta e il formaggio, fu ordinato a Marta di portare una delle bottiglie di una certa forma, poste in un cantuccio della dispensa, e poi fu fatta partire. Mio zio stappò la bottiglia ed empì due bicchierini: "Lacrymachristi, ragazzo mio, vera Lacrymachristi. Mi direte se vi piace molto più della malaga dei Reverendi Padri? Al compimento dei vostri desideri!". Così dicendo vuotò in un sorso il bicchierino, ed io feci lo stesso. "Ora agli affari", disse lo zio Giovanni, asciugandosi la bocca; "son pronto ad ascoltarvi".
      E infatti ascoltò con tutta attenzione la mia farragine circa fra Martino, il martirio, la Cina, il Giappone e via discorrendo. Quando venni a raccontare le circostanze che avevano determinata la mia vocazione della chiesa di S. Barnaba, e gli descrissi le facce composte dei giovani novizi, lo vidi profondamente commosso. Io parlavo di buon proposito, e le parole mi venivano dal cuore. Il mio gentile uditore non si provò mai di interrompermi, e quando ebbi finito, empì di nuovo i bicchierini senza far motto, mi accennò di bere, dandomene egli l'esempio, e poi disse così:
      Prima di tutto, mio caro ragazzo, qualunque cosa possa pensare in contrario il vostro confessore, permettete ch'io vi dica che l'uomo può benissimo procacciarsi la salvazione dell'anima anche in mezzo al mondo, in cui s'incontrano, credetemelo, molti pazzi e birboni, e prove e dispiaceri in tal quantità, da martirizzare un uomo e farne un santo.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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