Pagina (141/471)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Avevano infatti prodotto su di me un effetto molto bizzarro e per così dire mondano; cioè colorivano in rosso ogni oggetto che mirassi, il qual colore rendeva, per il contrasto, la cella di un Cappuccino sommamente fosca, desolata e fredda.
      Comunque fosse, il discorso dello zio Giovanni mi parve così persuasivo, che deposi il pensiero di farmi Cappuccino, e concentrai tutta la mente nel pensiero delle missioni estere.
      Durante l'accesso di questa febbre religiosa, non mi ero mai dipartito dalla mia regola di mansuetudine e di sommissione verso il mio nemico del Seminario: il quale da parte sua aveva presto rotto la tregua che, come dissi, mi aveva concessa. Una mattina, fra le altre, pochi giorni dopo il mio colloquio collo zio, me ne stavo chiacchierando con alcuni compagni, tenendo le mani di dietro, quando tutt'a un tratto mi sento arrivare sulla destra un forte colpo di riga. Il dolore fu acuto e m'arrivò al cuore. Gettato da parte ogni proponimento di pazienza, mi avventai furibondo contro il mio nemico afferrandolo per la chioma, e, cosa curiosa!, una enorme parrucca mi rimase in pugno, la quale lasciò vedere una testa nuda come la palma della mano. Immaginate le risa! Il seminarista mi si scagliò furiosamente contro. In quel momento mi ricordai dello Sforza. Trassi fuori il temperino, e facendo un passo avanti, gridai al mio nemico: "Avanzatevi pure, se avete coraggio!". Ma egli non osò. Questa scaramuccia ebbe due conseguenze; mi liberò per sempre dagli assalti del mio nemico, e a lui fruttò il soprannome di "zucca pelata", che gli rimase per sempre.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





Cappuccino Giovanni Cappuccino Seminario Sforza