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      Andammo quindi a sonare sotto la finestra di Alfredo, poi ci mettemmo a passeggiare qua e là per molto tempo, e finalmente andammo a riposarci sopra una panchina all'Acquasola. Quella notte pareva non volesse finir più. Finalmente, assonnati, ci avviammo verso casa e ci sdraiammo per le scale (in Italia per lo più la porta di strada rimane aperta nella notte e la scala è comune a tutti gl'inquilini), aspettando che la Caterina, la nostra vecchia serva, uscisse la mattina presto secondo il suo solito.
      Tutte queste peripezie non ci dissuasero di ritentare più volte la nostra impresa. Ma la seconda volta non fummo più fortunati della prima. Alla terza finalmente si apre, oh gioia! una finestra, ed apparisce un non so che di bianco: "È lei!". Attaccammo calorosamente il nostro miglior pezzo e sonavamo come due angeli, quando il nostro ardore fu improvvisamente raffreddato da un rovescio d'acqua, ogni gocciola della quale, siccome cadeva su un cappello nuovo, così mi trafiggeva il cuore. In tal modo finì il mio primo amore; e veramente, se ci fu mai una passione platonica, fu certo la mia, non avendo veduto mai il soggetto della medesima. La vidi per la prima volta trent'anni dopo, quando la bella e gentilina ragazza di diciassette anni era diventata una grassa e paffuta matrona coi capelli grigi, la quale non sospettava che un calvo signore di mezza età presentato a lei in quel punto, portasse tuttavia sul braccio sinistro l'iniziale mezzo cancellata del suo nome.
      In tali occupazioni passarono presto i due anni di filosofia.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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