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      Nella lista seguente, in cui noto a memoria i certificati richiesti, alcuni forse ne avrò dimenticato:
      1. Certificato di nascita e di battesimo.
      2. Id. di vaccinazione o di vaiuolo sofferto.
      3. Id. di aver compiuti i due anni di filosofia e sostenuti gli esami.
      4. Id. di buona condotta del parroco.
      5. Id. di aver assistito nella propria parrocchia a tutte le funzioni nei giorni festivi, durante gli ultimi sei mesi.
      6. Id. di essersi confessato una volta al mese nell'ultimo semestre.
      7. Id. di essersi confessato e comunicato nell'ultima Pasqua.
      8. Id. che mio padre e mia madre possedevano terreni di un sufficiente valore per assegnare a ciascuno dei loro figliuoli una porzione, eguale alla quota determinata dal regolamento di cui ho detto più sopra.
      9. Finalmente un certificato della polizia, comprovante che io non avevo avuto parte nel moto rivoluzionario del 1821.
      L'idea che io potessi essermi mescolato in un moto politico, quando avevo dodici anni o giù di lì, mi parve così ridicola, che sorridendo lo dissi. L'avevo appena detto, che le tre teste dei tre scrivani intenti al lavoro si alzarono a un tratto, e i loro sei occhi si fissarono sopra di me con una espressione tra la meraviglia e lo spavento. Il Segretario prese un'aria di dignità offesa e mi disse che i regolamenti erano fatti per essere osservati e non per essere commentati. Rimasi spaurito dal tono della osservazione, che era quello di un superiore ad un inferiore colto in fallo.
      E sì che il Segretario non era un uomo duro o cattivo; tutt'altro.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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