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      In conclusione, l'esame delle mie carte non trovò intoppi, e la firma definitiva fu apposta senza difficoltà. Fui accompagnato nell'andarmene con lo stesso cerimoniale; il signor Merlini non avrebbe potuto essere con me più cerimonioso. Mi accompagnò fino alla porta, e mi avvertì con molta premura che badassi alle scale: la corbellatura era evidente.
      Rimasi in istrada per aspettare Alfredo, che era stato introdotto dopo di me. Egli indugiò tanto a comparire, che cominciai a pensare male. Quando finalmente scese, il suo aspetto, povero giovine!, era così agitato, che prima che aprisse bocca compresi che i suoi timori erano fondati. Il signor Merlini aveva esaurito a rigor di termine sopra Alfredo tutto lo squisito talento, nel quale superava gli altri, di torturare un povero diavolo. Si era mostrato con lui tutto gentilezze e condiscendenza. "Aveva di già presa la penna per firmare", mi disse Alfredo facendomi tutto il racconto, "quando ad un tratto si fermò e mi chiese con l'aria della più grande semplicità dove avessi fatto i miei studi". "Al Collegio reale" risposi naturalmente. "Senza dubbio", riprese il signor Merlini, "voi li avrete fatti con onore e con soddisfazione dei vostri superiori". Non sapendo che cosa rispondere, mostravo di acconsentire modestamente. "Quando avete lasciato il collegio?" continuò l'inquisitore. "Nel mese di giugno", balbettai io. "Cioè due mesi avanti il termine dell'anno scolastico", osservò il mio tormentatore. "Per quale ragione avete lasciato il collegio prima del tempo?


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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