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      Mia madre si pose in mezzo a noi invitandomi a uscir dalla stanza: il che feci subito.
      La comune sconfitta produsse tra Fantasio e me una comunanza di sentimenti, che contribuì molto al rapido crescere della nostra amicizia. Quale fosse l'animo nostro verso il Comandante della città e in particolare verso il Direttore della polizia, ed anche verso tutto quanto il Governo, lo lascio congetturare al lettore. È certo però che in capo a un mese da questo fatto, il quale ci annodò insieme, ci eravamo giurati amicizia per la vita e per la morte, e le nostre famiglie erano perciò entrate in un'intima relazione. Ogni mattina andavo immancabilmente in casa di Fantasio, ed egli, di ricambio, veniva da noi tutte le sere. Mia madre e i miei fratelli, specialmente Cesare, n'erano innamoratissimi; difatti era il giovane più affascinante che io abbia mai conosciuto.
      Fantasio aveva un anno più di me. La sua testa era assai ben modellata, spaziosa e prominente la fronte, gli occhi neri ambrati e che in certi momenti mandavano lampi. La carnagione olivastra e l'insieme delle sue linee, che ti colpiva, era per così dire incorniciata da una nera e ondeggiante capigliatura che portava alquanto lunga; l'espressione della faccia, grave e quasi severa, era addolcita da un sorriso soavissimo, misto a un certo non so che esprimente una ricca vena comica. Era bello e fecondo parlatore e, se si fosse accalorato in una disputa, era nei suoi occhi, nel gesto, nella voce, in tutto lui, un fascino irresistibile.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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