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      Tolto questo piccolo fastidio, le mie cose, come ho già detto andavano a meraviglia, quando una mattina (era il primo martedì di giugno, me ne ricordo come fosse ieri) assai di buon ora, mentre ero tuttavia a letto, fui svegliato da un forte bussare alla mia porta. V'era, mi disse la vecchia Caterina, una persona, che chiedeva di me e stava aspettando giù abbasso con una lettera. Risposi alla serva d'andarla a prendere e di portarmela; ma le fu detto che, per ordine di chi la spediva, doveva essere consegnata nelle mie proprie mani. Mi vestii alla meglio, scesi in fretta a vedere chi fosse. Era il sottoportiere della Università, un giovine di apparenza molto civile. Mi chiese perdono del disturbo adducendo l'ordine rigoroso che aveva ricevuto, e mi consegnò la lettera. "Che c'è di nuovo?" domandai. "Io non ne so proprio nulla" mi rispose. "Tutto quello che posso dire è che ho quattro lettere da recapitare e tutte in persona". E così dicendo partì.
      Detti un'occhiata al di fuori della lettera: era assai larga e molto sporca, ed aveva il sigillo dell'Università. C'erano in un angolo le parole: "Da esser consegnata, in proprie mani" e potei distinguere attraverso la carta le parole a stampa "Uffizio della Segreteria." Mi cadde il fiato. Il contenuto della lettera era il seguente:
     
      Uffizio di Segreteria
      della R. Università di Genova"
     
      Signore, l'eccelsa Deputazione di pubblica istruzione del dì (il giorno innanzi) ha decretato che ella sia esclusa dalle lezioni della R. Università per lo spazio di un intero anno accademico, vale a dire per nove mesi


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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