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      Il buon uomo fece finta di cascar dalle nuvole. Diceva d'ignorare affatto la cosa, o piuttosto assicurava che non era mai sussistita. Certamente ci doveva essere qualche equivoco. Fui costretto a mettergli sott'occhio ogni particolare, riandare tutte e ciascuna le circostanze che egli conosceva, molto meglio di me; il giorno della seduta della Giunta, la data della lettera del Segretario, la qualità della pena, e la causa alla quale era attribuita dalla pubblica voce. Terminai il racconto protestando, con tutta la forza dell'animo, la mia innocenza.
      Il signor Merlini mi ascoltò con un sorriso di delizia:
      Ella hami disse "un modo di esporre così chiaro, che io credo di aver raccappezzato qualche cosa. Lei sostiene di non esser colpevole; naturalmente è nel suo diritto di far così e chi è quel reo così pazzo da confessare la propria colpa? Ih, ih, ih! Ella mi fa ricordare la mia ultima difesa innanzi la Corte criminale, la quale debbo confessarlo, quantunque dica ciò che non dovrei dire, ottenne un gran successo. Si trattava la causa d'un parricida: l'evidenza del delitto era opprimente. Il mio difeso si mise in testa di confessarsi colpevole: - Voi non farete una tal cosa - gli dissi; e come volle la sua buona fortuna, dopo la mia difesa fu assolto" e si mise di nuovo a sorridere. Per dir la verità, non seppi veder chiaramente che cosa avesse che veder questo aneddoto con la materia, del nostro discorso; ma non gliene feci alcuna parola: "Voi affermate che siete innocente" riprese il signor Merlini "sta tutto bene; ma dove è la prova della vostra affermazione?


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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