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      Guardate, per esempio, i nobili. I vecchi l'hanno col Governo: pensate forse che sia per amor di libertà? Oibò! Fanno così, perché vorrebbero aver loro il mestolo in mano. I giovani non pensano che ai loro cavalli e alle loro belle. Il medio ceto è roso dall'interesse; ognuno è abbarbicato al suo uffizio, al suo banco, ai suoi clienti; tutti alla smania di far quattrini. Il loro Dio è il numero Uno".
      Ma il popolo, zio?
      .
      Ora vengo al popolo. Esso è ignorante e superstizioso, certamente non per colpa sua; ma è così, e perciò schiavo dei preti, nemici naturali d'ogni progresso
      .
      Il popolo la mattina va alla Messa e la sera s'ubbriaca; e ciò nonostante crede di essere in regola con Dio e con la propria coscienza. Chi rimane? Un certo numero di giovinotti con la testa piena di storia greca e romana, entusiasti, generosi, non lo nego, ma incapaci ad altro che a farsi impiccare. Mancanza di virtù, mio caro, è sinonimo d'impotenza. La moltitudine è putrefatta fino al midollo, vi dico. Supponete, per un momento, che poteste far tabula rasa di ciò che esiste; che cosa edifichereste con questi materiali? Un edifizio con le travi imporrite e coi fondamenti deboli, rovinati alla prima scossa. Il male è appunto nella radice della società
      .
      Ebbene!
      esclamai io con calore; "lasciateci combattere il male nelle sue radici!".
      Parlate sul serio?
      disse mio zio, turbandosi e rodendosi le unghie. "Credete voi che la società possa rivoltarsi come una frittata? Eh sì, questo ragazzo è sulla via dello Spedaletto!


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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