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      Sei mesi di quella vita bastarono per aprirgli gli occhi. Egli non aveva mai avuto vera vocazione per il convento.
      Le cose vedute, e più ancora quelle da lui congetturate, dissiparono del tutto le illusioni che ve lo avevano trascinato e lo empirono di disgusto. Si presentò al superiore, gli aperse schiettamente il suo cuore, e chiese il permesso di lasciare il convento. Ma tale proposito non si accordava per nulla con le vedute del superiore, il quale aveva delle buone ragioni per farne un frate.
      I moventi della vita del vecchio Vadoni erano uno smoderato amore del denaro ed una gran paura dell'inferno.
      Per soddisfare il primo e liberarsi del secondo il tristo vecchio aveva pensato di legare tutto il suo patrimonio, molto considerevole, al Convento del Buon Ritiro, ma sotto l'espressa condizione che il superiore inducesse il giovine nipote a fare i voti; perché per risolversi a diseredarlo temeva troppo l'opinione del mondo. Come religioso, il giovane Vadoni non poteva ereditare, mentre il convento, come corpo morale, lo avrebbe potuto. Così fu concluso il mercato. Tutti questi particolari erano stati ridetti al giovane da un compagno del noviziato, morto da poco tempo di consunzione o, piuttosto, di crepacuore. L'infelice novizio, mentre lo credevano agonizzante, aveva potuto udire un colloquio tra il vecchio Vadoni e il superiore, nel quale il primo svelò l'intero suo disegno. Ognuno perciò comprende quanto dovesse premere al suo superiore di non lasciarsi fuggire dagli artigli il povero giovinotto.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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