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      Non era in casa. Tornai il giorno dopo, e non c'era neanche allora. Lasciai quindi alla porta la lettera del nipote, accompagnandola con due righe, con le quali chiedevo il favore di un abboccamento con quel vecchio tristo. Per molti giorni non ebbi risposta alcuna. Finalmente una mattina, mentre mi preparavo ad una terza visita, ebbi da lui l'invito di andare a casa sua ad una data ora. Fui puntuale, e trovai un vecchio settuagenario con un muso di faina, secco e giallo come la cartapecora; soltanto a vederlo, capii che la causa del mio povero amico era perduta.
      Voi, signore
      , mi disse, "giudicherete la sorpresa dolorosa che mi cagionò quella strana lettera di mio nipote, la quale voi foste tanto gentile di rimettermi e il cui contenuto so che voi conoscete (e accentuò queste parole), dopo che avrete letto quest'altra lettera scrittami da lui oggi stesso, nella quale sono molto lieto di trovare espressi i suoi soliti sentimenti". Presi la lettera che mi porse e la esaminai. Era propriamente la mano del giovine Vadoni. In essa gli significava il grande rincrescimento dell'avergli spedita la prima lettera, scritta, diceva, in un momento di aberrazione, e riaffermava la sua pronta intenzione a corrispondere alla bontà dello zio verso di sé, entrando in quello stato, che si era liberamente scelto.
      Io non voglio cercare la causa
      , aggiunse il vecchio in un modo significante, "di quel momento d'aberrazione, della quale si accusa mio nipote. Sono persuasissimo che voi, signore, non ci avete nulla a che fare; poiché voglio supporre che sappiate certamente quanto sarebbe inopportuno ed anche pericoloso mescolarsi in una faccenda da cui dipende l'eterna salvazione!


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





Vadoni