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      Il mio cuore si agitava, la mia testa si confondeva, un vivo desiderio di compiere qualche cosa di grande s'impadroniva di me. Oh! quanto erano fortunati quei giovani! Con che meraviglia li ammiravo! Due cari, belli, leali giovani, se mai ve ne furono, fermamente certi di quanto dicevano e pronti a testimoniare la verità col proprio sangue! Uno d'essi cadde, non è molto, combattendo contro gli austriaci in un sobborgo di Bologna. Onore a te, bravo Marliani!
      I fatti che ho raccontato sono i soli che meritino qualche considerazione nei due anni che ho saltati, e dei quali bisognava che informassi il lettore per intendere quanto dirò. Riprendo ora il filo del racconto.
      Siamo in campagna. Mia madre, avendo avuta una tosse cattiva durante l'inverno, la quale persisteva anche nella buona stagione, era stata consigliata dai medici a provare l'aria campestre, non però quella della sua propria villa, come troppo fine, ma altra più dolce e meno asciutta. Avevamo perciò preso in affitto una casetta a San Secondo, una delle molte vallette nelle quali si dirama la magnifica valle del Bisagno. Bello e aprico era il luogo, verde come lo smeraldo e silenzioso come una vergine foresta del nuovo mondo.
      La casa non era grande, ma pulita e comoda; la veduta dalle finestre, sebbene circoscritta, era veramente bella. Una estesa prateria, animata da mandrie che pascolavano tranquillamente facendo sentire il tintinnìo dei loro campanelli, si stendeva davanti, e dagli altri tre lati si alzava una cinta di rigogliosa vegetazione.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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