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      Quanto ai due domino ultimi venuti, avrei scommesso qualunque cosa che erano Cesare e Fantasio. La statura corrispondeva precisamente alla loro, e un certo che d'indefinibile nel loro modo di abbracciarmi m'era stato come una rivelazione confermativa del fatto. La mia iniziazione non mi aveva, è vero, nulla svelato, e per conseguenza mi trovavo come prima; ma il resto verrebbe dopo. Mi posi a pensare. Che cosa avrei potuto fare io per meritarmi la fiducia dell'Associazione, esser promosso di grado e rendermi utile in qualche maniera? Come desideravo di far qualche cosa di grande, ma non mi riusciva di trovarlo. Ah! Se quella fluttuante immagine, che ultimamente mi svolazzava attorno e che amoreggiavo nel segreto del mio cuore, si fosse incarnata e m'avesse incoraggiato con un solo cenno, di quali cose non sarei stato capace! In mezzo a così vaghi pensieri m'addormentai, e le impressioni delle ultime ore, vestendo forme fantastiche, si presentavano nei miei sogni. La mattina m'affrettai a farmi riconoscere a Cesare per mezzo d'un segno misterioso. Cesare, e poi anche Fantasio, mostrarono una gradevole sorpresa a tale novità. Io imitai il loro riserbo, e tenni dentro di me le congetture che avevo fatto rispetto ai due uomini della sera innanzi. Dissi a Fantasio che avrei aspettato da lui i comandi. Oh ne ricevessi presto! E al tempo stesso lo ringraziai d'avermi proposto e fatto ricevere, nonostante l'età: "Non fu senza molta difficoltà" osservava Fantasio. A detta sua le regole erano su questo punto rigorosissime.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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