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      Così avevo trovato finalmente il punto d'appoggio di Archimede per muovere cielo e terra. Finalmente il desiderio, che da tanto tempo mi martoriava, era appagato! Io ero uno degli uomini liberi; avevo fratelli per tutto il mondo: la mia vita aveva uno scopo. Come ero superbo di me stesso! Con che profonda pietà guardavo i miei profani compagni! Sognavo pericoli, sacrifizi, successi ottenuti spendendo nobilmente la vita, gloria... e, insomma, che cosa non sognavo?
      Ma l'uomo non può sempre sognare. Intrapresi perciò un corso di studi fisionomici da far invidia allo stesso Lavater. Tenendo come cosa certa, che fra dieci persone incontrate per via, due almeno appartenessero alla setta, mi rimaneva a conoscere quali potessero essere i due eletti, e ciò non poteva farsi senza un minimo esame di tutti gli individui che passavano.
      Quel giovinotto dai capelli biondi sarà egli uno dei nostri? Quel bruno alto che passa dovrebbe essere, senza dubbio. Naturalmente tutti quelli che si facevano notare per le loro fattezze, o che avevano un'aria forestiera e in particolare quelli che portavano i proibiti mustacchi, dovevano essere certamente Carbonari. Due, tre volte avventurai i segni senza essere corrisposto, ma non senza tremarne da capo a piedi pensando all'ingiunzione terribile che m'era stata fatta, e agli occhi invisibili che vigilavano ogni mio atto. Quanto all'alto domino, io lo identificai dieci volte almeno in altrettante diverse persone. Così spendevo gli ozi che l'Ordine mi lasciava, il quale volle prolungata la mia luna di miele più del solito per lasciarmi gustare comodamente tutte le dolcezze della nostra mistica unione.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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