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      La strada è più bassa del pubblico passeggio, e la siepe che la cinge mi difenderà dalla altrui vista; e così giungerò fino a lei quasi non veduto. Ebbene, quali saranno le mie prime parole? Son certo che ci farò la figura di un balordo. Almeno sapessi il suo nome! Il suo nome servirebbe ad orizzontarmi.
      Che cuore debole è questo mio! Son timido come una giovinetta. L'idea d'incontrare il suo sguardo mi mette il tremito addosso. Se il luogo fosse più ombroso, avrei più coraggio. In fine alle otto e mezzo il sole è andato sotto, il boschetto è folto e ci sarà più buio. Un salcio piangente forma una specie di baldacchino sopra la panchina su cui essa sarà seduta. Benedetta la mano che la piantò!". Queste riflessioni mi dettero un po' di coraggio: le ombre della sera non lasceranno vedere il mio impaccio!
      Era una di quelle giornate di un caldo insopportabile (trenta gradi Reaumur), per le quali i viaggiatori stranieri notano nei loro taccuini che gl'italiani non fanno che meriggiare sdraiati all'ombra. - Di grazia, signor viaggiatore, entri in un forno caldo e lavori là dentro, se può! - Il sole pioveva fiamme, come se volesse distruggere il genere umano, liquefacendolo; sicché, mentre facevo la mia ricognizione, ero come un ferro rovente nel fuoco. Avrei voluto andare a passare un'ora o due da Fantasio: ma così lontano era impossibile, e tornai a casa. Come passavano lente le ore! Mi provai a leggere: inutile.
      Provai a dormire; ero così spossato dal caldo e dalla commozione, che non mi riuscì. Ho sentito parlare di generali che dormirono tranquillamente la vigilia di una battaglia, e si capisce; ma dormire poche ore innanzi a un primo ritrovo d'amore, oltrepassa il potere della carne e del sangue.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





Reaumur Fantasio