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      L'unico espediente che mi rimanesse, era di agitarmi e d'inquietarmi.
      Ma per quanto mi agitassi e m'inquietassi, il tempo non accelerava il suo passo immutabile, ed era pur forza che aspettassi la sera.
      Alle otto ero all'Acquasola. Per timore di qualche sfortunato incontro, mi segregai in un angolo tanto lontano dal punto del convegno quanto lo permetteva il luogo, e me ne stavo contemplando il Mediterraneo senza vederlo.
      La bellezza della serata, le ricche tinte del sole cadente erano per me come se non fossero. Immagini confuse si succedevano l'una dopo l'altra nella mia testa, come le onde di un mare agitato. Una sola idea distinta fluttuava alla superficie. - Fra mezz'ora! - Ero in uno stato di convulsione. L'orologio di una chiesa vicina suonò le otto e un quarto. Sobbalzai.
      Già! Allora mi parve che il tempo corresse troppo presto; ma era impossibile che in così breve spazio mi rinfrancassi un poco. M'alzai facendo un grande sforzo e mi spinsi innanzi: non avevo che a fare un giro per giungere al tortuoso sentiero che ho detto. Non so come vi arrivassi. - Anche un altro passo, e sarò in vista del boschetto -. Mi sentii mancare. Speravo, ardentemente speravo, che ella non fosse venuta. - Chi sa che non sia impedita da una indisposizione! Batté la mezza, una forza segreta, qualche cosa somigliante a un impulso indipendente dalla mia volontà, mi spinse dentro. Vidi distintamente due figure bianche. La vista mi s'intrigò; ma mi accorsi, quasi in confuso, che una mano era gentilmente stesa verso di me, e corsi a riceverla.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





Acquasola Mediterraneo