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      Quando vi avrò detto come giunsi a conoscervi ed a scoprire il vostro segreto, il dubbio che ora v'impaccia sarà subito tolto. Facciamo vista di esaminare questo rosaio ed ascoltatemi.
      Io non ho al mondo che uno stretto parente, quel giovine col quale m'avete più volte veduta. Mio fratello ed io ci amiamo teneramente e conviviamo insieme. Uno degli ultimi giorni di carnevale, ed era il martedì grasso, Alberto, che sempre pensa a tutto quello che possa recarmi piacere, mi disse che aveva pensato a farmi divertire in quella sera. Io dovevo andare all'Opera con una mia cugina e il marito di lei, e dopo l'Opera tutti e tre dovevamo mascherarci e passare una parte della notte al veglione. Alberto aveva qualche impegno e non poteva accompagnarmi, ma prometteva di venire a trovarci nel corso della notte. Quella sera il teatro era illuminato a giorno: la sala era piena e il calore soffocante. Verso la fine dello spettacolo fui presa da un così violento mal di capo, che dovetti rinunziare alla seconda parte del mio divertimento, quantunque contro mia voglia, e pregare mio cugino che mi accompagnasse a casa verso la mezzanotte.
      L'appartamento di mio fratello e il mio rimangono l'uno in faccia all'altro sul medesimo pianerottolo. Nel tempo che entravo nelle mie stanze mi venne in testa di vedere se per caso Alberto fosse tornato. La porta del suo quartiere era aperta ed entrai. Vedendo la lampada accesa ed un gran fuoco nel caminetto, conchiusi che non doveva star molto a tornare, e pensai d'aspettarlo e dirgli la ragione del mio ritorno.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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