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      Sedetti sopra un seggiolone accanto al fuoco, e poco dopo mi misi a sonnecchiare.
      Un rumore di passi, non saprei dire quanto tempo dopo, mi svegliò improvvisamente: alcune persone certamente s'avvicinavano. Balzai su tutta spaventata, e senza volerlo mi nascosì dietro la cortina dell'alcova. Di lì assistetti a quella scena che voi sapete, con una commozione che ben potete immaginarvi". La modestia vuole che io taccia quella parte di racconto di Lilla che si riferisce all'impressione fatta su lei dal mio aspetto e contegno durante l'iniziazione.
      Vi fu un momentocontinuò essa "che fissaste gli occhi così intensamente sull'alcova, che io tremai di essere scoperta. Capivo bene l'importanza del segreto che, senza mia volontà, ero venuta a conoscere, e nonostante la tenera affezione di Alberto per me, temevo del momento nel quale si sarebbe accorto ch'io conoscevo cose di cui non era certamente disposto a farmi consapevole. Fortunatamente egli uscì, ed io subito corsi nelle mie stanze. Fu Alberto che parlò sempre quella sera: la sua voce somiglia molto alla mia, e questo vi spiegherà il fatto che avete ora ricordato".
      Lilla aveva poco tempo e i nostri discorsi furono troncati lì. Ma il giardino era luogo tanto bello e comodo, che ci sentimmo invogliati di farvi altre visite. Così vi tornammo, dapprima una volta la settimana, poi due, poi... importa poco il dire quante volte. Fatto sta che divenimmo grandi amici del vecchio giardiniere e che ce la passeggiavamo per il suo giardino con la stessa libertà che se fosse stato il nostro.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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