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      Nonostante la illusione e la presunzione, naturali alla gioventù, m'accorsi che tra la ricca marchesa d'Anfo e il figliuolo di un avvocato oscuro e di mediocre condizione, c'era un abisso. E supposto anche che potesse esser vinta, il che era molto incerto, la probabile opposizione del fratello di Lilla e de' suoi parenti, di cui ce n'era un gran numero per parte del padre, potevo io esser sicuro dei sentimenti di Lilla verso di me, per modo che un giorno non si sarebbe pentita della nostra unione? Quanto avevo potuto conoscere del suo carattere durante quasi due mesi di relazione non era per nulla acconcio a rassicurarmi pienamente su questo punto. Tali riflessioni possono sembrare troppo prudenti per un giovane di ventidue anni e innamoratissimo; ma questo fu sempre e proprio della mia natura, anche negli anni giovanili, che il cuore non si separò mai dalla ragione. C'era nel fondo del mio carattere un senso di diffidenza di me stesso come degli altri, che una passeggera eccitazione poteva sopire per un momento, ma non spegnere: la qual disposizione tendeva piuttosto a farmi esagerare le difficoltà che a risguardarle con animo leggero.
      Tale era lo stato alquanto depresso della mia mente quando scoppiò in Francia la rivoluzione del luglio 1830. La commozione che n'ebbe l'Europa, il palpito di speranza onde il cuore di tutti gli oppressi salutò le tre giornate, sono sempre vivi nella memoria d'ognuno. In nessuna parte del mondo, più che in Italia, gli animi erano più sollevati e le speranze più ardenti, e in nessuna parte di Italia più ardenti che in Piemonte.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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