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      Una quindicina di bagni di mare mi guarì quell'incomodo, disparve ogni gonfiezza ed eruzione, e l'unico piccolo inconveniente che rimanesse era qualche macchia rossastra. Perciò mi preparai a recarmi da mia madre in campagna, non senza aver prima informata Lilla della mia partenza e averle mandato un addio. Ella pure era sul punto di ritirarsi per alcuni giorni in una sua villa nei dintorni di Savona. Me lo scrisse, aggiungendo che le rincresceva di lasciare la città senza vedermi. Ora questo non era vero; almeno la pensai così; perché se veramente avesse avuto quel desiderio, non avrebbe mancato di darmi un appuntamento nel giardino, come aveva fatto altre volte. Con questo pensiero le scrissi in un momento d'irritazione (che scioccheria!) come fosse meglio non vederci per allora, dacché temevo di offenderle una seconda volta gli occhi (sottolineai la frase), e partii per S. Secondo.
      Non era questa la prima nube che offuscasse il nostro cielo, ma era la più scura. Lilla era ostinata, imperiosa, talora anche violenta, e mi aveva ferito più d'una volta. Se qualche cosa le andava attraverso o le accadeva di essere di pessimo umore, non poteva fare a meno di rovesciare la sua bile sopra di me; e se io mi risentivo di quella ingiustizia, come qualche volta facevo, ella prendeva subito un'aria molto curiosa di offesa innocenza. Un giorno, per esempio, essendo andato a trovarla nel giardino, ella era su tutte le furie. Diceva che io avevo tardato di mezz'ora all'appuntamento. Ma realmente ero andato qualche minuto prima, come proavo col mio orologio e con quello d'una chiesa vicina.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





Lilla Savona S. Secondo