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      Le scene di questo lugubre dramma mi passavano come un lampo attraverso la mente atterrita. "Dobbiamo salvarlo, zio; dobbiamo salvarlo!" gridai come pazzo.
      Sciocchezze!
      replicò egli. "Qui bisogna far le cose con la testa, e pensare prima di tutto a salvare quelli che possono essere salvati, cominciando da voi. Dite un po', ci siete voi o non ci siete in questa brutta faccenda?".
      Per carità zio, non pensate a me. Supponiamo che ci sia, non lo sa anima viva; appena appena lo so io stesso
      .
      Ma siete ben sicuro di quanto dite?
      domandò un poco rassicurato. "Badate bene che qui si tratta di vita o di morte, e che ogni reticenza può esservi fatale".
      Vi dico, zio, che novantanove su cento Cesare ed io non corriamo alcun pericolo
      .
      Cesare! Anche Cesare!
      esclamò lo zio Giovanni percotendosi la fronte con tutt'e due le mani. "È naturale, anche Cesare! Ed io, balordo! non ci avevo pensato! Stoltezza! Vera stoltezza! Non saranno contenti se non quando sieno tutti impiccati".
      Fantasio, zio, dobbiamo pensare a Fantasio; ora è lui in pericolo. Dobbiamo salvarlo a qualunque costo, smuovere cielo e terra, insomma fare in modo che fugga di prigione
      .
      Fuggir di prigione!
      esclamò lo zio Giovanni, scuotendo le spalle. "Già, con una scala di seta come nel Barbiere di Siviglia! In fede mia questo ragazzo non sa che cosa dice. O credete voi che le prigioni sian fatte di carta pesta o di crosta di pasticcio? Avete mai osservata la Torre? Le mura hanno dieci piedi di grossezza, e le porte sono di ferro: dunque che cosa andate sognando?


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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