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      Mio padre non fece alcun ostacolo che io andassi a passare qualche giorno in Torino, in casa, come gli dissi, d'un mio antico compagno di studi. Così andai a fissare un posto nella diligenza, che doveva partire il giorno dopo alle sette della mattina.
     
     
      CAPITOLO XXXI
     
      Mi riprometto una serata tranquilla,
      e non trovo che disturbi, con tutto quello che ne deriva
     
      Tornando quella stessa sera dall'ufficio della diligenza, dove avevo fatto portare la valigia, passai per caso dinanzi al teatro Carlo Felice. I miei occhi si posarono sul cartellone, dove era annunziata la Sonnambula del Bellini, nella quale opera esordiva una nuova prima donna. Da molto tempo non ero stato al teatro, e la Sonnambula era la mia passione. Queste due ragioni, unite con una terza, vale a dire che non avevo da far di meglio, mi persuasero ad entrare.
      La platea era piena zeppa; onde non senza difficoltà potei trovare un posto, l'ultimo, e per verità non molto comodo, all'estremità di una delle file d'orchestra. La deliziosa tarantella della prima scena era cantata tra il silenzio universale, quando la porta di un palchetto alla mia sinistra, che mi rimaneva appunto sopra la testa, si aprì rumorosamente. Tutti gli sguardi si volsero da quella parte, e i miei fecero altrettanto. Subito dopo comparve una signora d'alta statura e alquanto attempata, con piume bianche in capo. La seguiva il conte Alberto, dando di braccio a Lilla! Il mio cuore fece un balzo: non l'avevo più veduta dopo la scena burrascosa a San Secondo.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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