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      È lei dunque?
      domandai con gran meraviglia: "come è divenuto focoso!".
      Meno sciocchezze!
      interruppe Anastasio. "Voglia darmi l'ora che più le piace".
      Ma io non ho ore da perdere: domani mattina parto alle sette per affari urgenti
      .
      Debbo adunque intendere che lei mi nega una soddisfazione?
      .
      Intenda quello che vuole; ma io domani parto per Torino, e non posso essere qui e là al tempo stesso
      .
      Accidenti a me se un giorno o l'altro non la frusto in mezzo alla strada!
      .
      Ci provi, e giuro a Dio, se non la stecchisco come un cane!
      .
      Con questo gentile congedo ci separammo, ed io me ne andai a letto.
      Non si poteva neanche metter in dubbio, essendo troppo evidente, che questa provocazione non fosse stata per istigazione di Lilla, la quale così metteva ad effetto la sua minaccia, e che perciò Anastasio non fosse altro che uno strumento inconsapevole nella mano della vendicativa signora. Egli non era per natura un leone, e sapeva benissimo che io ero un uomo da stargli a fronte; onde era poco probabile che se la volesse prendere con me con un pretesto così frivolo, senza essere stato messo su. Avrebbe egli persistito? Questo rimaneva a vedersi.
      In ogni caso, non mi dispiaceva affatto che io avessi potuto cogliere l'occasione del mio viaggio per dargli un po' di tempo a raffreddarsi.
      Non avevo mai riflettuto seriamente sull'argomento del duello; ma tutto ciò che posso dire è che, in realtà, non avevo nulla da opporre: lo giudicavo un estremo doloroso, a cui non si deve ricorrere senza forti e gravi motivi, come all'estrazione di un dente; ma in certi casi giustificabile ed anche necessario.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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