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      Il Principe naturalmente aveva preso con molto calore le mie difese, e se il conte Alberto non si fosse messo di mezzo dicendo esser necessario il mio ritorno, le cose non sarebbero finite ĺ. In tutti i casi, egli era risolutissimo ad andare innanzi per conto proprio, quando per qualche ragione, a lui ignota, io non avessi voluta pigliarmi quella briga.
      Mentre il Principe parlava, io avevo bell'e fermato dentro di me quel che avrei dovuto fare. Sentivo come dovesse mettersi da parte qualunque idea di conciliazione, e che se io non avessi su questo punto ceduto alla pubblica opinione, avrei perduta tutta la stima e l'autorità che avevo tra i miei amici. Lo Sforza e il Principe volevano farmi da padrini? Certamente. Allora dovevano aver la compiacenza di andar a trovare subito Anastasio e dirgli da parte mia che ero tornato ed ero a sua disposizione. Quanto alle condizioni del duello, al luogo e all'ora e a tutti gli altri particolari, mi ponevo interamente nelle loro mani e davo loro carta bianca.
      Anastasio non fu potuto trovare che la mattina seguente, e il giorno era molto avanzato prima che tutte le condizioni fossero stabilite. Lo Sforza ed il Principe vennero a dirmi che lo scontro sarebbe avvenuto la mattina seguente alle cinque. Per timore che qualcuno di noi non si svegliasse a tempo, proposero di passar la notte in camera mia; e io accettai subito, rincrescendomi solamente di non aver abbastanza comodo per alloggiarli bene. Il Principe usć a prendere due pistole; avevano scelto quest'arma.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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