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      Ad un tratto vedemmo tre persone attraversare il ponte e venire alla nostra volta. Era Anastasio coi suoi padrini, due ufficiali delle Guardie. Poco dopo potemmo distinguere il tintinnio dei loro speroni sul selciato che ne risonava. Anastasio aveva un'aria da bravaccio che mi fece ridere di cuore.
      Era maestosamente avvolto in un mantello, sebbene non ve ne fosse alcun bisogno, aveva il berretto di bassa tenuta inclinato da una parte, e i baffi molto ingegnosamente arricciati. Tanto lui che i suoi compagni fumavano un lungo sigaro.
      Un po' a sinistra della chiesa si apriva una viuzza, sempre solitaria, ma specialmente in quell'ora mattutina. Ci inoltrammo un poco, e poi ci fermammo. Il terreno fu presto misurato; a ciascuno degli avversari fu assegnato il posto, e noi non aspettavamo che il segnale. Non potei fare a meno di pensare al duello assai meno pericoloso, combattuto precisamente dieci anni prima col Principe, sostenuto da Anastasio, e come mi pareva bizzarro che gli attori di quel dramma fanciullesco dovessero comparire, sebbene cambiate le parti, in quest'altro pių serio.
      II segnale fu dato, le pistole furono scaricate; e nel medesimo istante mi sentii come un colpo al fianco. "Maledizione! L'ha colpito" gridō il Principe passandomi il braccio attorno al corpo per sostenermi. Difatti gettavo sangue in gran copia e mi sentivo mancare. In pochi istanti tutti mi fecero cerchio attorno, compresi il chirurgo e Cesare, il quale era cosė pallido, che il mio primo pensiero fu di rivolgergli qualche parola di conforto.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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