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      Gli furono lette deposizioni false, che alcuni de' suoi più intimi amici avrebbero fatte, e nelle quali egli era aggravato senza pietà e senza alcuna riserva, e poi gli fu detto: "Vedete ora, se gente che ha per voi così poco riguardo, merita che vi sacrifichiate per lei". Il povero infelice rimase all'amo, e svelò tutto, spiattellando i nomi di tutte le persone che sapeva e anche di alcune di cui sospettava solamente che appartenessero all'associazione. Fra queste vi era mio fratello, che più d'una volta aveva veduto nella camera di Vittorio, e il cui nome doveva aver colto per caso a volo.
      Immaginatevi un cacciatore che corra sulla traccia di una volpe e si trovi improvvisamente a faccia a faccia con un orso. Tale era precisamente allora la condizione del governo: aveva trovato più di quello che cercava. L'esercito stesso, il palladio de' poteri costituiti, il baluardo dello Stato, era scalzato in modo spaventoso. Gli uomini del Governo capirono tutta la gravità della cosa, e presero i debiti provvedimenti. Fu pensato un piano e messo in esecuzione con tanta segretezza, che neppure il nostro amico della Polizia poté averne alcun sentore. Si evitò di porre il campo a rumore tra congiurati o di metterli in su l'avviso con provvedimenti parziali. Al contrario, si fece ad arte correr la voce, tanto nel corpo degli artiglieri quanto in città, che i due sergenti presto sarebbero liberi. Intanto si tennero vigilatissimi coloro che erano stati denunziati, e si notarono rigorosamente tutte le persone, le quali erano in relazione con loro.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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