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      Dacché avevo risoluto di non fare alcun tentativo di nascondermi o di fuggire, ella cercò d'infondermi coraggio e di consolarmi, usando con me tutte quelle divine tenerezze delle quali Iddio ha privilegiato il cuore d'una madre. Tutto ciò che la sua troppo triste esperienza poté suggerirle, perché mi riuscisse in seguito di qualche conforto, fu fatto pacatamente e senza importunità. M'accorsi che mise nella mia borsa tutto quel poco oro che era in casa, e ricordandosi anche che ero avvezzo a fumare, mi pose in tasca l'occorrente per accendere il sigaro. Sono bagatelle; ma sono anche prove di una assoluta padronanza di sé stessa, per una madre in quella condizione. Queste cure però sarebbero ahimè! riuscite vane; perché ad un povero carcerato non era permesso tener denaro o fumare; e quello che poteva riuscirgli di qualche sollievo gli era tolto senza pietà.
      Per suo consiglio, presi un cantuccio di pane e un bicchiere di vino, e poi ci sedemmo l'una accanto all'altro aspettando come la cosa sarebbe andata a finire. In momenti di pensieri o commozioni così intense raramente si danno dimostrazioni esteriori.
      Non rimanemmo però molto tempo sospesi, che una lunga scampanellata alla porta di casa ci fece ben presto uscire dalla nostra immobilità. "Coraggio, mamma!" esclamai stringendola tra le mie braccia; "il momento della prova è venuto". Ella si sciolse da me, e gittatasi in ginocchio innanzi ad una immagine della Madonna col suo divin Figlio, la quale era appesa alla parete: "Madre di misericordia!


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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