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      Egli aveva parlato quella stessa mattina con un amico, quel magistrato di cui mi occorse di accennare più indietro. Questo signore era stato espressamente da lui per informarlo che la Polizia si era accorta dell'errore della sera innanzi; e che se io non fossi fuggito subito sarei perduto senza rimedio.
      Alfredo e pochi altri amici che avevano il coraggio di stringersi attorno a noi in quell'ora di pericolo, mi pregavano ardentemente di andarmene. Il sacrifizio della mia vita avrebbe esso in qualche modo giovato o cooperato alla salvezza di coloro, per amor dei quali mi credevo in dovere di restare? Io avevo date più che sufficienti prove di coraggio e di devozione alla causa che ci aveva legati insieme: nessun'ombra di biasimo mi avrebbe toccato, se m'arrendevo alle preghiere di mia madre e ai desideri dei miei amici.
      Ero sempre perplesso, quando vennero a dirmi che una signora desiderava parlarmi per cosa urgente. Detti ordine che la facessero entrare nel mio studiolo, e andai subito a vedere chi fosse.
      Appena entrai nella stanza, la signora si tolse il velo: era Lilla, come il cuore m'aveva predetto. Non potei frenare una subita esclamazione di sorpresa, né fu la sua visita inaspettata che me la strappò, ma la profonda alterazione del suo volto.
      Era pallida, con gli occhi infossati, emaciata, più vecchia in apparenza di dieci anni da quando la vidi l'ultima volta.
      Spero che mi perdonerete la mia intromissionecominciò con voce precipitata "in grazia del motivo che mi conduce qui.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





Polizia Lilla