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      . Ma udendo la mia voce, tornava ad esser tranquilla.
      Un po' dopo la mezza notte s'addormentò e dormì un due ore. La sua sorella e il cognato era un pezzo che dormivano su materasse stese sul pavimento. Quando si svegliò, chiese che ora fosse. Glielo dissi, e allora mi pregò di avvicinarmi a lei, e con voce a mala pena intelligibile (tanto era sfinita, la poverina!) prese a dirmi:
      Lei deve partire. Sarei disperata, se per cagion mia...
      . Non poté finire la frase; ma un tremito che l'assalì fece chiaro il corso delle sue idee. "Lei deve partire, e senza indugio. Mi prometta che lo farà". Glielo promisi. "Sono certa che lei dimenticherà tutte le pazzie che ho fatte, e mi perdonerà purtroppo tutto il disturbo che le ho dato. Non potevo contenermi, non sapevo quello che facevo. Quanto alla sua cara madre, stia tranquillo; io resterò con essa e le farò tutto quello che avrei fatto per lei. Iddio la ricompensi di tutta la bontà che mi ha sempre usata. Ora vada a riposarsi un poco".
      Io le dissi che non avevo voglia alcuna di dormire, e che piuttosto sarei rimasto lì a tenerle compagnia. Ma Santina insistette, ed io mi ritirai nella mia camera. Per molte ore non potei chiudere occhio, e quando mi alzai la mattina alle sette, Santina se ne era andata da qualche ora a casa, accompagnata dalla sorella e dal cognato. "Era sempre debole, ma quieta" mi dissero.
      Gentile e affezionata Santina, così appassionata e pur così forte contro sé stessa, il Cielo ti temperi la tramontana, povero agnello tosato!


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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