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      Sulla sera ricomparve il Capitano, e noi due, lasciata quella casa e presici a braccetto, giungemmo presto a Sottoripa. Questa specie di cunicolo, dentro al quale la luce non penetra che attraverso piccoli fori e assai discosti l'uno dall'altro, è molto buio ed oscuro sul mezzogiorno, ma nell'ora che v'entrammo le tenebre erano profonde. Andavamo avanti a tastoni, ma con sufficiente prestezza, quando demmo di petto in alcuno che se ne stava ritto in mezzo alla nostra via.
      Chiunque siete, fatevi da partebrontolò il Capitano.
      Son iodisse una voce a me ben nota.
      Tu Alfredo?
      esclamai "quanta bontà!".
      Sì, son io; ma però non son solo
      .
      E nello stesso tempo sentii due piccole e fredde mani che cercavano le mie, ed una voce interrotta dai singhiozzi, che s'innalzava dai miei ginocchi e m'andava diritta al cuore, mormorando:
      Oh, dite che mi perdonate, ditemelo che mi perdonate!
      .
      Sì, sì, vi perdono con tutto il cuore,
      risposi rialzandola dolcemente e stringendomela al seno: era Lilla. "Dio vi benedica, figliuola, com'io vi benedico con tutta l'anima". E così dicendo scostai un poco i suoi riccioli e la baciai sulla fronte: fu il primo bacio che le dessi.
      Il capitano cominciava a spazientirsi; mi spinse innanzi e passammo oltre.
      Nel tempo che mettemmo a giungere al Ponte Reale, le tenebre s'erano raffittite. Per arrivare al luogo d'imbarco dovevamo passare attraverso un piccolo sportello accanto al quale faceva la guardia un doganiere, e questo sportello era chiuso in basso da un tavolone, che bisognava scavalcare.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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