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      Io me ne stavo tutto stupefatto, pensando che diavol mai potesse essere accaduto, quando Pietro, che aveva anche lui sentito quel fracasso, entrò per vedere cosa fosse stato; e allora saliti al piano superiore, trovammo che era franata una parte della volta proprio sul punto dove soleva mangiare. L'avevo scampata bella! Se il desinare fosse venuto in tempo, sarei rimasto schiacciato, o almeno storpiato per tutta la vita.
      La mattina seguente venne Pietro a svegliarmi, bussando fortemente alla porta. Saltai giù dal letto e corsi ad aprire. Egli entrò tutto spaventato, dicendo sottovoce ma in modo scolpito: "I Carabinieri! I Carabinieri!". Furono queste le parole che potei capire di quanto mi disse. Senza domandare altre spiegazioni, mi vestii in fretta, e corsi alla porta; di dove mi additò un muro coperto di viti e una siepe, di là del quale mi disse nel modo più confuso che avrei trovato una persona che m'aspettava, e alla quale io mi dovevo affidare. Naturalmente non era quello il tempo né il luogo di far discussioni o di stare in forse. Corsi alla siepe, la scavalcai e trovai infatti un uomo che m'aspettava.
      Quest'uomo che chiamerò Ercole, era tal persona da fermare l'attenzione in qualunque paese. Proporzionatissimo delle membra, sebbene di statura molto sopra l'ordinario, e con un'espressione denotante un'energia di volontà quasi selvaggia, e ben corrispondente al vigore ed all'attività del suo corpo. Egli quetò alquanto in me la paura che m'aveva fatta il mio guardiano Pietro.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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