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      Mi disse che il dottor Palli era stato chiamato dal Comandante della città. Entrato perciò in gravissimo pensiero, aveva, prima di obbedire, mandato in cerca di Ercole, e gli aveva commesso di levarmi da quel luogo, che oramai non poteva essere per me più sicuro, e di cercarmene un altro. Qui Ercole si fermò, e mi additò un par di Carabinieri, che venivano su per la collina opposta: "I bracchi!" disse egli "si vede bene che sono alla caccia, perché fuori della via battuta".
      E rivoltosi a me, continuò: "Non ve ne date pensiero, signore; io vi caverò sano e salvo da questa peste, purché vi affidiate interamente a me, e facciate tutto quello che vi dirò, per quanto possa parervi strano".
      Nello stato in cui ero, dovevo di necessità affidarmi a lui, ed anche al primo venuto che mi promettesse di condursi lealmente. Andò avanti, ed io lo seguii. Non conoscendo i dintorni di Ventimiglia, mi parve che non facessimo che vagare avanti e indietro, su e giù per il monte, sempre vicini alla città. Finalmente dopo questo girondolìo che mi sembrò molto lungo, giungemmo a un tratto a una riposta valletta, dove per quanto si potesse giudicare, i Carabinieri non sarebbero penetrati. Qui Ercole mi disse che dovevo rassegnarmi a star nascosto fino a buio, perché avrei corso gran pericolo se fossi stato veduto vicino a qualche strada maestra con quelle vesti che avevo indosso. Il lettore ricorderà com'io prima di lasciare la barca mi fossi spogliato degli abiti da marinaro, e mi fossi messi i miei propri.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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