Pagina (445/471)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Dopo lungo cammino lungo la parte esterna della città, arrivammo a una casa, che poi seppi essere l'abitazione del mio nuovo protettore. Era una casetta assai vicina al mare, tanto che una porta di dietro dava sulla spiaggia. Mi condusse in una stanza al primo piano, e mi disse che era destinata per me. Ricevetti da lui press'a poco i medesimi avvertimenti, che mi aveva dati il Dottore la notte che ci recammo alla torre rotonda. Dovevo aprir la porta soltanto a un segno convenuto. In caso di qualche imminente pericolo nel tempo della sua assenza, m'insegnò il modo di maneggiare un certo ordigno molto semplice e ingegnoso, per opera del quale potevo fuggir dalla finestra senza risicare di rompermi il collo. Questo ordigno consisteva in una larga imposta, che per mezzo di certe molle industriosamente congegnate calava abbasso dalla finestra, formando un piano inclinato, per il quale un uomo poteva scivolare agevolmente fino a terra. E aggiunse: "In caso di sorpresa, non v'attentate di salvarvi con la fuga: sarebbe inutile; ma correte diritto a quegli alberi là (additandomene alcuni non molto lontani); arrampicatevi su qualcuno di essi, e restate lì cheto cheto. Tutte le volte che non vi troverò più in casa, verrò a cercarvi là, e penserò alla vostra salvezza".
      L'idea di dovere sdrucciolare giù da una finestra e poi arrampicarmi su per un albero non era certamente da dare molto coraggio; ma tutte queste precauzioni contro pericoli possibili, e il modo premuroso col quale mi venivano dati gli opportuni avvertimenti, mi facevano credere fermamente alla sincerità e al buon volere di quell'uomo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





Dottore