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      Ma egli è che oltre il ridere e il discorrere, io vi veggo ancora maravigliarvi di come io mi sia risoluto a scrivervi per la prima volta in capo a 25 anni da che non ci siamo veduti; sentire, e per essere io italiano non v'allarmate per vita vostra, su l'espettativa d'un complimento caricato e poco sincero.
      Io ho passato tutta la mia vita a scrivere e non ho mai pensato a scrivere a voi. Le ragioni sono due: la prima, che una lettera di pura amicizia non è un gran regalo per nessun galantuomo, e particolarmente per voi. La seconda, che io vi ho sempre considerato per troppo uomo per me. Se questi riguardi vi pare che meritino tanto gradimento quanto n'averebbe meritato una ventina di lettere che io avessi potuto scrivervi in tutto questo tempo, me ne rimetto a voi. Mi rallegro con V. E., disse il Principe Oliva, Generale de' Gesuiti, al vecchio Cardinal Sacchetti moribondo, che Iddio ha voluto più bene all'anima sua che a tutto il resto del mondo, che però non l'ha lasciato esser Papa: perchè V. E. era ben buono per il Papato, ma il Papato non era punto buono per V. E. Una mezza dozzina delle vostre lettere ne' miei registri, dirò io a voi, era molto buona per me, ma una ventina delle mie sotto i vostri occhj non valeva niente per voi: con che, col non avervele io scritte, posso dire d'avervi amato più di tutto il resto del mondo perchè v'ho amato più di me medesimo e della mia vanità, la quale poteva ben credere che si sarebbe accomodata molto volentieri a lasciare questo testimonio d'essere io stato de' vostri conoscenti, se non de' vostri amici.


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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263

   





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